È la fine del terzo millennio, l’umanità vive in uno spazio ipermeccanizzato e socialmente ipercontrollato, chiuso dalla Muraglia Verde..
Gli individui non hanno più un nome, non sono persone, sono alfanumeri...
Come D-503, ingegnere al lavoro sul progetto dell’Integrale, una nave spaziale destinata a esportare su altri pianeti il perfetto ordinamento politico dello Stato Unico, dove ogni attività è disciplinata, standardizzata e, soprattutto, visibile a chiunque: tutti gli edifici sono di vetro, ed è possibile abbassare le tende solo durante l’accoppiamento, previa prenotazione.
È proprio D-503 a raccontare, tramite il suo diario, la vicenda della ribelle I-330 e del suo piano per impossessarsi dell’Integrale e dare inizio a una nuova rivoluzione.
Scritto tra 1919 e 1921, prontamente censurato (uscì in inglese nel 1924, nel 1952 in russo ma a New York, e solo nel 1988 in URSS), Noi è il capostipite di tutte le distopie del Novecento, antesignano di 1984 di Orwell e del Mondo nuovo di Huxley.
"Noi" parla di noi, e ci regala altra lucidità e altra disperazione. Rileggendo a distanza di anni Zamjatin, ci si rende ben conto di quanto Orwell (e tanti altri con lui) gli hanno dovuto, e se ne apprezza l'intelligenza e la forza in rapporto a quelli che sono stati i sogni del comunismo sovietico, dei piani quinquennali, dell'ideologia dello sviluppo, del pensiero unico, della priorità dello stato.
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L'autore
Evgenij Zamjatin (Lebedjan', Russia, 1884 - Parigi 1937), ingegnere navale, scrisse racconti e romanzi satirici. Inizialmente vicino alle istanze della Rivoluzione d'ottobre, per il suo carattere di eretico nella vita e nella letteratura si inimicò le autorità. Espatriò nel 1931 e si stabilì in Francia.