America, anni Cinquanta.
Nell’ordinato sobborgo di una tranquilla cittadina vivono i Nielson: Victor lavora in un piccolo supermercato, la moglie Margo fa la casalinga e si occupa del figlioletto Sammy.
Una famiglia assolutamente “normale”, se non fosse per Ragle Gumm, il fratello di Margo, un reduce quarantenne, disoccupato e single, che vive perennemente ospite da loro e passa il tempo giocando al concorso indetto dal quotidiano locale, che vince regolarmente.
Una routine prevedibile fino all’esasperazione, nella quale Ragle però inizia a percepire dettagli che non sono al loro posto.
Una sensazione indefinibile eppure sempre più persistente, un disagio che si fa via via più oscuro e sfocia in una crescente crisi di identità ai limiti della psicosi, fino alla scoperta di una verità inimmaginabile.
Perché quando la realtà si rivela una grande messinscena, la paranoia può essere l’unica via di salvezza.
Tempo fuori luogo (1959), secondo romanzo di Philip Dick, ne racchiude già i temi che segneranno le opere future, in particolare la natura illusoria del mondo, la normalità come schermo e l’alienazione dell’individuo.
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L'autore
Philip K. Dick (Chicago 1928 - Santa Ana, California, 1982), è considerato uno dei più importanti scrittori postmoderni, tra i classici della letteratura contemporanea.
Dal suo romanzo Gli androidi sognano pecore elettriche? (1968) è stato tratto il film Blade Runner, che ne ha fatto uno scrittore di culto.
Tra le sue numerosissime opere L'uomo nell'alto castello (1962), Noi marziani (1964), I simulacri (1964), Le tre stigmate di Palmer Eldritch (1965), oltre al capolavoro Ubik (1969).