Roger Zelazny, “La pista dell’orrore”, Urania Collezione 214, novembre 2020
Preparatevi al ritorno di un classico della fantascienza… al cardiopalma.
In una California post apocalittica, Dannazione Turner, rozzo centauro e criminale pluriricercato, si ritrova a essere l’ultima speranza per la povera gente di Boston. O almeno, per quei pochi che sono sopravvissuti ai terribili disastri naturali che stanno devastando il mondo.
Venti forti come uragani impediscono il volo aereo, allora Turner, antieroico guerriero della strada, precursore di Mad Max, si mette ad attraversare in auto un’America devastata da esplosioni nucleari, bestie mutanti, governi totalitari e tempeste di insetti giganti, per portare medicinali e vaccini alla popolazione decimata da un terribile morbo.
Una allucinante traversata fantascientifica che rivela un nuovo eccezionale narratore. In un’America geologicamente sconvolta, butterata da immensi crateri e da invalicabili spaccature, corrosa dalle radiazioni, percorsa da cicloni e tempeste magnetiche e invasa da una fauna mostruosa, una colonna di veicoli corazzati si avvia sulla lunga terribile pista dal Pacifico all’Atlantico.
Fruttero & Lucentini, 1968
Nato da un racconto del 1967, “La pista dell’orrore” (1967, Damnation Alley), finalista al premio Hugo, ha dato inoltre vita a un adattamento cinematografico, diretto da Jack Smight nel 1977.
Roger Zelazny (1937, Euclid, Ohio – 1995, Santa Fe) è stato un prolifico autore americano, famoso per la sua capacità di mescolare mitologia e fantascienza. Ha vinto tre premi Nebula e sei premi Hugo, di cui uno per “Signore della luce” (1968, Lord of Light, Urania Collezione n. 45) e un altro per “Io, l’immortale” (1966, This Immortal, Urania Collezione n. 55). È stato anche fonte di ispirazione per autori del calibro di George R. R. Martin e Neil Gaiman.