Il giorno di Ferragosto cadono le bombe sulle città italiane: bombe atomiche.
Dove esplodono, la morte arriva improvvisa; e anche dove la vita sembra resistere, in breve la nube radioattiva la spazzerà via.
In un angolo di Toscana stretto tra il mare e la campagna qualcuno è sopravvissuto: Lucky, per esempio, un cane lupo dalla mole impressionante ma dall’indole amichevole, e il professor Ferruccio Fila, suo padrone, un uomo irrequieto e solitario.
È dal loro punto di vista che la catastrofe viene raccontata nei primi due romanzi qui raccolti, Il superstite e Ferragosto di morte, mentre Il mondo senza nessuno descrive una realtà in cui ogni forma di vita animale è ormai scomparsa.
Testimonianza dell’ultima fase della produzione letteraria di Cassola e del suo impegno civile, improntato a un pacifismo e a un antimilitarismo radicali, i tre romanzi – pubblicati tra il 1978 e il 1982 e qui raccolti per la prima volta – furono concepiti da Cassola come capitoli di una stessa vicenda. A differenza di tanta letteratura e cinematografia apocalittica, non ci parlano di fragorose esplosioni e teatrali paesaggi in rovina, ma descrivono con lirica suggestione l’agonia di una morte estenuante, l’atmosfera di totale silenzio e solitudine di un paesaggio in cui il vento rimane «la sola cosa che desse l’impressione della vita».
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Dallle pagine Oscar Vault, Beppe Roncari scrive:
“E il vento d’estate che viene dal mare intonerà un canto fra mille rovine, […] ma noi non ci saremo”, cantava Guccini nel 1966.
La Trilogia Atomica di Carlo Cassola, scritta una dozzina di anni più tardi, nel 1978, si inserisce nello stesso solco di questo anelito pacifista e ambientalista. Una riflessione sulla vita e sul mondo da parte di uno scrittore, e di un partigiano, che si sente ormai prossimo alla fine del proprio percorso esistenziale. E che sceglie, nonostante tutto, di credere sempre e comunque nella vita.
I tre romanzi che compongono la trilogia, Superstite, Ferragosto di morte e Mondo senza nessuno, hanno avuto una storia editoriale travagliata, tanto che Cassola arrivò alla rottura con il suo editore storico, Rizzoli, che pubblicò solo il primo titolo. Ed è un vero peccato, perché Cassola è un autore importante, che ha avuto un’esperienza di vita incredibile, e questa trilogia del tutto inconsueta per un grande della letteratura nazionale e mondiale, non meritava certo di essere dimenticata.
Per fortuna ci hanno pensato gli Oscar Cult Mondadori, che il 13 giugno di quest’anno finalmente ripubblicano tutti e tre i romanzi, raccolti in un unico volume. Sulla copertina rossa campeggia in primo piano una figura nera e solitaria che raffigura il Superstite, protagonista assoluto del primo romanzo: un… cane!
Lucky, nome chiaramente ironico, è uno dei pochi sopravvissuti all’atomica che ha devastato la Terra, cancellando il suo padrone e tutti gli esseri umani e gli amici animali con cui era solito giocare.
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Il secondo romanzo della trilogia, Ferragosto di morte, fa un passo indietro nel tempo e ci presenta il punto di vista di un essere umano: Ferruccio Fila, il padrone di Lucky, consapevole del fatto che gli rimangono solo pochi giorni di vita prima di soccombere alle radiazioni.
Ferruccio è a tutti gli effetti un alter ego dell’autore, con i suoi
ricordi della Seconda guerra mondiale e soprattutto del Dopoguerra,
l’unico altro momento della vita in cui aveva provato un simile
scoramento. Un profondo senso di colpa che lo spinge a chiedersi perché “gli altri sono morti quasi tutti e io sono uno dei pochi sopravvissuti.”
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Mondo senza nessuno, terzo e ultimo romanzo della serie, ci trasporta invece nel futuro, quando anche gli ultimi esseri viventi, le piante, stanno ormai per soccombere a loro volta all’incubo atomico, in uno scenario ancora più estremo e deprimente di quello dipinto dalla canzone di Guccini. [continua]
L'autore
Carlo Cassola (Roma 1917 - Montecarlo, Lucca, 1987) ha scritto numerosi romanzi e racconti, diventando autore molto amato dal pubblico ed emblema della stagione dei bestseller. Lontano da correnti e precettistiche letterarie, conserva nella tonalità lirica del suo realismo l'eco degli esordi poetici.
Alla scrittura esistenziale alterna, nel dopoguerra e negli anni tardi delle battaglie antimilitariste, quella impegnata. La sua opera più nota è La ragazza di Bube (1960, premio Strega), da cui nel 1963 Luigi Comencini trasse il celebre film omonimo.