Esce oggi un bel romanzo di space opera che ha tentato, negli anni '90, di rivitalizzare il genere mischiandolo al cyberpunk..
Un'occasione per averlo in volume unico: con Urania era uscito diviso a metà..
.. E, per non farci mancare nulla, al primo tomo mancavano le pagine finali.. Insomma, accattatevi quello che esce oggi!!
Sopra la copertina dell'edizione Urania 70, qui invece puoi trovare il piano completo delle uscite!
Sentiamo cosa dice il direttore della collana Franco Forte del romanzo:
Cari lettori di Urania, vorrei porgervi le mie scuse.
Soprattutto a chi ci segue con costanza, mese dopo mese, supportandoci nella difficile impresa di approdare con regolarità nelle edicole, cosa che facciamo ormai – e nonostante tutto! – da ben 68 anni.
Avevo infatti dichiarato in più di un’occasione che avrei fatto il possibile per evitare di pubblicare romanzi divisi in due o più volumi nelle nostre collane, perché essendo prima di tutto io stesso un lettore, so quanto sia fastidiosa questa procedura che, negli anni passati, si era imposta con una certa costanza in Urania. Credo di aver fatto un buon lavoro, sotto questo punto di vista, perché ormai è davvero raro che qualche titolo venga suddiviso in più volumi, e di certo per il futuro non abbiamo per le mani altri casi del genere.
A parte questo “Aristoi” che vi apprestate a leggere. O meglio, la prima parte di “Aristoi” di Walter Jon Williams, un romanzo davvero importante nel panorama della science fiction internazionale, che merita di essere annoverato tra i “classici” del genere, anche se in realtà è piuttosto recente (1992). La seconda parte uscirà il mese prossimo, perché non voglio far attendere più del necessario i lettori, dando loro la possibilità di completare il romanzo in tempi abbastanza ristretti.
Non avrei voluto dividere in due proprio questo libro, a cui sono molto legato, ma purtroppo non c’era altra possibilità, per averlo nelle nostre edizioni da edicola. Certo, forse avrei potuto farlo uscire in Urania Jumbo, ma… in quella collana non sarebbe stato del tutto a suo agio, e comunque il calendario dei Jumbo è strettamente legato a sinergie con la libreria che implicano tempistiche di uscita regolamentate, e dunque prima di due o tre anni almeno (visto che il Jumbo è bimestrale e dunque escono solo sei titoli l’anno) “Aristoi” non avrebbe potuto vedere la luce.
Ho quindi dovuto fare buon viso a cattivo gioco e proporlo ai lettori in due parti, operazione di cui, ancora una volta, mi scuso con tutti.
Però, di certo consiglio la lettura di questo romanzo, perché nonostante una certa complessità di trama e di scrittura è un piccolo capolavoro di ricostruzione di un possibile traguardo a cui potrà giungere l’umanità.
Il tanto decantato sogno di diventare immortali. O quasi…
La prima volta che ho avuto a che fare con “Aristoi” è stata quando l’ho ricevuto in lettura in originale da Mondadori, nel 1994, per verificare una sua possibile traduzione nella collana da libreria Superblues. Il mio parere fu così spassionato e carico di entusiasmo che mi venne proposto di tradurlo, visto che ormai da qualche tempo mi occupavo per Mondadori anche di traduzioni dall’inglese, oltre che di consulenze editoriali di vario tipo. Naturalmente accettai, ma per questioni di tempo chiesi che il lavoro venisse assegnato non solo a me bensì anche a una collega molto brava, Nicoletta Greco, con cui alla fine riuscimmo a districarci (non senza una certa fatica) tra il multiforme e poliedrico linguaggio di Walter Jon Williams, che in “Aristoi” inventa tutta una serie di neologismi derivati dal greco e dal latino, spesso difficilissimi da rendere in italiano.
Per fortuna, l’autore ci aiutò a risolvere alcuni degli enigmi più intricati del libro, e alla fine quella che ne è venuta fuori è stata una traduzione che ritengo tutto sommato discreta, abbastanza in linea con il linguaggio quasi “futuristico” adottato da Williams nell’originale, eppure non così ostico da risultare disturbante.
Il romanzo, quando uscì, ottenne commenti entusiasti dagli appassionati di fantascienza, e Mondadori continuò a tenerlo in catalogo nelle collane da libreria senza mai decidersi a ristamparlo in Urania, dove avrebbe trovato degna collocazione, visto che più che al vasto pubblico che legge narrativa si tratta di un libro che può essere apprezzato fino in fondo dai grandi appassionati della science fiction, i soli capaci di coglierne tutti i molteplici aspetti.
Come dire: pane per i lettori di Urania!
Un’operazione che riguardava anche altri romanzi di Williams, come per esempio “Metropolitan” (anche questo con la mia traduzione, seppure questa volta a quattro mani con Angela Di Taranto), oppure quello che considero un piccolo gioiello della narrativa d’anticipazione, ovvero “L’era del flagello”, pubblicato nella collana Odissea Fantascienza di Delos Books dal compianto Gianfranco Viviani, e che tradussi da solo.
Tre romanzi che danno l’idea di quanto visionaria e profetica sia l’immaginazione di Walter Jon Williams, capace di ricostruire scenari futuri così credibili e plausibili da risultare quasi veri, pronti a succedere alla realtà e al nostro presente da un momento all’altro.
Non voglio dilungarmi oltre, perché credo che la cosa migliore per comprendere il lavoro di Williams sia leggere “Aristoi”, e poi rileggerlo almeno un’altra volta, per affondare nelle pieghe di un tessuto narrativo tanto complesso quanto affascinante, capace di spiegarci finalmente come potremo, noi esseri umani, diventare quegli dèi immortali a cui aspiriamo da sempre.
Con l’aiuto della tecnologia, naturalmente…
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L'autore
Walter Jon Williams, nato a Duluth nel 1953, ha studiato all’Università del Nuovo Messico e conseguito un Bachelor of Arts. Scrittore eclettico, spazia in tutti i sottogeneri della fantascienza, dal cyberpunk alla space opera. Lui stesso si definisce “scrittore, game designer, cintura nera e sub”.
Ha esordito nella narrativa nel 1981 con Privateers and Gentlemen, opera da cui è stato tratto il celebre gioco di ruolo omonimo, con regole da lui stesso redatte. Per Urania, dello stesso autore sono già stati pubblicati “Metropolitan” (Urania n. 1367), “Città di fuoco” (Urania n. 1427) e “La città e l’abisso” (Urania n. 1433) e, appunto, Aristoi.