Octavia Butler, “Ultima genesi”, Urania Collezione 202, Novembre 2019
La Terra è stata devastata da un olocausto atomico che vi ha portando via vostro figlio, vostro marito, il vostro mondo.
Vi svegliate in un’astronave aliena insieme ad altri umani superstiti. Sono passati duecentocinquant’anni.
Qualcuno vi ha salvato dall’estinzione. Vi permette di tornare sul vostro pianeta.
Ma… a quale prezzo?
“Ultima genesi” (titolo originale Dawn) vi farà apprezzare tutte quelle piccole libertà quotidiane di cui godete senza neanche rendervene conto: poter gestire il vostro corpo; decidere se, quando e con quale tipo di essere senziente riprodurvi; respirare ossigeno.
Perché in questo terribile nuovo mondo, sono gli Oankali, i vostri salvatori alieni, a decidere per voi.
Gli Oankali osservano gli esseri umani come i nostri biologi le specie in via di estinzione. Con distaccata curiosità scientifica. Fisicamente, sono dotati di tentacoli e di un terzo sesso, oltre a quelli maschile e femminile, detto Ooloi. E sono proprio gli Ooloi la chiave per dare un nuova speranza di futuro alla specie umana, come scoprirà a proprie spese Lilith Iyapo, protagonista – suo malgrado – del piano xenogenetico di ripopolamento della Terra.
Octavia Estelle Butler (1947-2006), donna e afroamericana, è stata una delle più grandi scrittrici di fantascienza statunitensi. Dopo l’esordio del 1971 con un racconto che sarebbe poi stato il germe per “Legami di sangue” (Kindred, 1979, Urania n. 1238), arrivò al successo con la Patternist Series. Con il racconto “Bloodchild” (1984), la Butler fece incetta di premi, aggiudicandosi lo Hugo, il Nebula, il Locus e lo Science Fiction Chronicle Reader Award. Fu la prima donna autrice di fantascienza a essere premiata della Fondazione MacArthur. È considerata la pioniera dell’Afrofuturismo.
Dawn (“Ultima genesi”, 1987) è il primo volume della trilogia della Xenogenesi della Butler, di cui fanno parte anche Adulthood Rites (“Ritorno alla Terra”, 1988) e Imago (1989, ancora inedito in Italia).