Il primo libro della serie Terra Infranta dell'autrice N.K. Jemisin è partito col botto!
La trilogia ha già collezionato ben 3 PREMI HUGO, gli oscar della letteratura fantastica!
Vediamo di cosa parla:
La copertina dell'edizione italiana
Oscar Mondadori
È iniziata la stagione della fine. Con un'enorme frattura che percorre l'Immoto, l'unico continente del pianeta, da parte a parte, una faglia che sputa tanta cenere da oscurare il cielo per anni. O secoli. Comincia con la morte, con un figlio assassinato e una figlia scomparsa. Comincia con il tradimento e con ferite a lungo sopite che tornano a pulsare.
La mappa della Terra Spezzata
La preview sul blog Urania: “La Terra spezzata” – Quarta parte
Le copertine originali
Tutto nacque da una donna urlante. No, non erano le grida di una partoriente, ma quelle di una donna incontrata in sogno: “Veniva verso di me con la stessa camminata dei duri dei blockbuster hollywoodiani – racconta Nora K. Jemisin – quei tipi tosti che avanzano a muso duro verso la cinepresa con un’esplosione alle spalle. Ma anziché un’esplosione questa donna si portava dietro una montagna. Mi guardò con un’espressione colma di rabbia, come se volesse scagliarmi addosso quella montagna.”
Nora si svegliò di soprassalto, sudata e con il batticuore, e subito la sua mente da scrittrice iniziò a porsi una raffica di domande: “Chi è questa donna che può controllare le montagne?”, “Come ci riesce?”, “Perché è così arrabbiata?”
Fu questo il momento d’ispirazione della Terra Spezzata, la trilogia con cui Nora K. Jemisin ha vinto tre Premi Hugo di seguito e che Mondadori Oscar Fantastica sta finalmente portando in Italia: un sogno.
La Jemisin appuntò subito la sua visione onirica, il cuore della storia, ma le ci volle quasi un anno di ricerche in diversi campi, dalla geologia alla sismologia, per trovare le risposte che le servivano per iniziare la stesura della saga.
Visitò musei, intervistò scienziati ed esperti, fece persino un viaggio alle Hawaii per vedere da vicino un vulcano attivo. E mentre arrostiva un manicaretto su una fumarola del Kīlauea, osservò e incamerò con l’occhio della mente ogni singolo dettaglio che avrebbe potuto tornarle utile nel lavoro di scrittura, dall’odore dello zolfo alle tonalità di colore assunte dal cielo visto dall’alto di un vulcano.
Successivamente, riflettendo a mente fredda, la Jemisin si rese conto che il sogno stesso non era stato altro che una scintilla su un deposito di polveri accumulato da tempo. Come la camera magmatica di un supervulcano che si era caricata nella realizzazione delle sue opere precedenti, fino al punto di esplodere. La Jemisin infatti aveva già pubblicato altre due serie fantasy (The Inheritance Trilogy e The Dreamblood series), creando universi fantastici alternativi e coerenti, e si sentiva ormai pronta per nuove sfide.
La prima era il desiderio di scrivere una storia ambientata sul nostro mondo pur senza rinunciare alla creazione di esseri magici e fantastici. Esseri che non fossero basati sulla mitologia, ma sulla logica e sulle caratteristiche intrinseche del pianeta.
Una danza sul filo del rasoio, al confine fra fantasy e fantascienza.
La seconda sfida era rappresentata dal fatto che un simile universo narrativo aveva bisogno di un linguaggio speciale. Non bastavano né il narratore onnisciente né l’immedesimazione in prima persona nei personaggi. Occorreva trovare una forma di narrazione straniante, adatta a raccontare il dramma di Essun, la protagonista, che all’inizio della “Quinta Stagione” è sotto shock per il ritrovamento del corpo trucidato del figlio più piccolo. Come esprimere un simile dolore? La Jemisin fece vari tentativi, creando capitoli di prova, come faceva sempre quando iniziava un nuovo romanzo, e alla fine optò per la seconda persona singolare.
Una scelta gravida di conseguenze, come scoprirete arrivando in fondo al primo volume.
Ne varrà la pena, perché alla fine del romanzo l’autrice ci svela un altro elemento fondante della sua trilogia. Nei ringraziamenti, infatti, N. K. Jemisin ricorda la propria partecipazione a un’iniziativa della NASA chiamata Launchpad. Un vivaio di influencer durante il quale incontrò scienziati e altri autori di fantascienza, un crogiolo di stimoli e di idee che avrebbero contribuito a rendere forti e coerenti gli elementi portanti della sua storia. Elementi non più legati alla geologia, questa volta, ma di scala… astronomica.
Per finire, chissà che la Jemisin non sia stata influenzata anche da un famoso passaggio di un altro bestseller planetario. Lo avete forse letto anche voi, è quello che recita: “Se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile.” (Mt 17,20)
E con questo è tutto.
Ancora non vi basta? Tranquilli, perché l’attesa ormai è finita. Il primo volume della Terra Spezzata, “La Quinta Stagione”, è uscito il 30 aprile 2019, e quindi si trova già, o si troverà presto, sugli scaffali della vostra libreria preferita. Non fatevelo scappare!
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