Philip J. Farmer, “Pianeta d’aria”, Urania Collezione n. 251, dicembre 2023
E se l’unico sopravvissuto della nave baleniera Pequod di Moby Dick, Ismaele, fosse caduto in uno squarcio nello spazio-tempo per finire in una Terra alternativa, del futuro o di un universo parallelo?
È questo lo straniante presupposto con cui si apre “Pianeta d’aria” di Farmer.
Il nuovo mondo trovato dal superstite per eccellenza è strano e spietato. Ci sono piante succhiasangue e un sole rosso, terre aride dove un tempo si estendeva l’oceano e creature enormi come balene… ma che volano in aria, con tanto di marinai del cielo che danno loro la caccia.
Ismaele apprende la lingua e le usanze di questo mondo dalla Namalee, scampata a propria volta alla morte durante la distruzione della sua città.
Ma la strada per la salvezza, se mai per loro ce ne sarà una, è ancora lunga… e passa per gli oceani dell’aria.
Copertina
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L'autore
Philip J. Farmer. Nato nel 1918 a Terre Haute, Indiana, inizia la sua folgorante carriera nel 1952 con il racconto “The Lovers”: rifiutato da Astounding SF e altre riviste, esce su Startling Stories. Ampliato a ro-manzo nel 1961, “Gli amanti di Siddo” (Urania Collezione n. 63) è considerato uno dei capolavori più ingegnosi della fantascienza moderna.
Farmer è noto soprattutto per i cicli del Mondo del Fiume e dei Fabbricanti di Universi – “Il fabbricante di universi” (1965, n. 47), “Notte di luce” (1966, n. 52) e “Il fiume della vita” (1970) –, nonché per i racconti di “Relazioni aliene” (1960) e i romanzi singoli “Gli anni del Precursore” (1960) e “L’inferno a rovescio” (1964).
Traduzione di Alfredo Pollini. All’interno, per gli Approfondimenti, l’intervento Philip José Farmer: Balene e altri eroi della fantascienza di Salvatore Proietti; per la rubrica “Gli imperdibili” di Mauro Gaffo, una retrospettiva sul meglio della fantascienza dell’anno 1963; per finire la prima parte di I bei vecchi tempi dell’antigravità di Fabio Feminò.