Urania 1703 giugno 2022: Arkadij e Boris Strugackij “L’ultimo cerchio del paradiso”

L’ultimo cerchio del paradiso di Arkadij e Boris Strugackij è l'Urania n. 1703, giugno 2022


Esiste una città dedicata interamente al divertimento, dove le persone vanno per godersi un angolo di paradiso, lontano dal soffocante tran-tran di tutti i giorni.


Ma il paradiso, si sa, può dare assuefazione…


C’è chi fa il pieno di divertimento e poi torna alla propria misera esistenza. E chi invece dei “brividi” della vita in città non può più fare a meno… e non fa più ritorno.

Quando lo spaziale Ivan Žilin si reca nella città-resort, si ritrova in un mondo intriso di consumismo ed edonismo: dodici cerchi del paradiso, ognuno in grado di offrire esperienze uniche.

Come i “brividi” della beatitudine di massa, o i “pescatori”, procacciatori di adrenalina, o ancora i “patroni delle arti”, con i loro seducenti rituali distruttivi



Qualunque conoscenza tecnologica in possesso dell’umanità, nella città, sembra essere stata volta a scopo ricreativo. Ma il confine tra felicità e follia è sottile, e ogni eden, anche il più assolato e ridente, ha la sua mela marcia.


Per scoprire il volto meno luminoso della città, Ivan dovrà penetrare fino al suo nucleo: l’ultimo cerchio del paradiso…


Gli autori

Arkadij e Boris Strugackij (1925-1991 e 1933-2012), autori russi di racconti e romanzi, iniziano a scrivere negli anni Cinquanta. Le loro opere sono caratterizzate da forte ottimismo. L’inizio degli anni Sessanta vede la loro affermazione, facendoli diventare “gli Strugackij”, ma è in questo stesso periodo che i due fratelli si ritrovano sotto la lente della censura sovietica.

The Final Circle of Paradise è un romanzo del 1965, uscito negli Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania, Olanda e ora, finalmente, anche da noi, anticipando quello che è stato il movimento cyberpunk degli anni Ottanta.

 


All’interno, il racconto “La nave di Hilde” di Antonella Mecenero. Ecco cosa ci racconta l’autrice:


L’archeologia spaziale è una disciplina affascinante, ma partire per una missione esplorativa su una nave a velocità quasi luce alla ricerca di resti di antiche civiltà aliene non è una scelta per tutti. Trovando un mondo cambiato al proprio rientro, i membri della spedizione diventano loro stessi reperti archeologici, testimoni involontari di un tempo scomparso. È questo il destino degli studiosi della Howard Carter, in cui si mescolano necessità, sete di conoscenza e ossessione.


E per i 70 anni di Urania, continua l’appuntamento con La storia del Premio Urania: i vincitori 2003-2005, a cura di Mauro Gaffo.