Urania Il Ciclo della Cultura di Iain Banks: l'Introduzione del direttore Franco Forte

Leggiamo assieme una pagina di storia della fantascienza!


Le parole di Franco Forte che accompagnano il mega volumone Oscar Draghi Urania in libreria coi primi tre romanzi del ciclo..


Ho un ricordo molto chiaro del primo romanzo della Cultura di Iain M. Banks, Pensa a Fleba, uscito nel 1987. All’epoca avevo venticinque anni, ed ero a un punto di svolta della mia vita: dovevo decidere se continuare a studiare alla facoltà di ingegneria oppure mollare tutto, per dedicarmi a quella che era la mia più grande passione, scrivere. 


Quando mi maceravo in questioni esistenziali come questa, avevo un solo modo per cercare di rasserenare per un po’ la mente e sgomberarla da dubbi, considerazioni, ripensamenti: leggere un buon libro. E dato che al tempo leggevo parecchio in inglese, perché fra le tante cose in cui mi prodigavo c’era anche l’ambizione di fare il traduttore, oltre che il consulente per le case editrici (tutte aspirazioni che poi ho fatto diventare una professione, in effetti, ma a quel tempo erano ancora un grumo indefinito nel mio prossimo futuro), la sorte volle che mi ritrovassi per le mani, nel momento in cui avevo bisogno di tranquillità e certezze, il capolavoro con cui lo scrittore inglese Iain M. Banks diede inizio a uno dei più straordinari scenari della science fiction mondiale. 

La scelta cadde su quel libro non per caso: il consiglio mi arrivò da Vittorio Curtoni, che dopo avere diretto la rivista «Robot» era diventato un traduttore professionista. Esperto di fantascienza anglosassone e scrittore di altissimo livello, ricordo che mi suggerì Banks perché, a suo dire, era una nuova e autorevole voce in uno stagno un po’ dimesso, che da qualche tempo non sfornava più le grandi opere che la science fiction degli anni Sessanta-Settanta, e persino della prima metà degli Ottanta, aveva portato sul mercato. Banks, secondo Vittorio, era una bevanda fresca e rigenerante, che avrebbe fatto parlare di sé, e che mi avrebbe divertito.

A quel tempo consideravo Curtoni non solo una persona illuminata, ma un vero e proprio guru dalle cui labbra pendere senza indugio, così riuscii a procurarmi una copia di Pensa a Fleba e cominciai a leggere pieno di aspettative.



Be’, il risultato fu duplice: da una parte mi resi conto che Vittorio non solo aveva ragione, ma come suo solito aveva dimostrato di avere un fiuto finissimo per gli scrittori di qualità (lo aveva già fatto al tempo di «Robot», pubblicando racconti di autori all’epoca pressoché sconosciuti in Italia che oggi sono considerati dei grandi classici del genere); ma soprattutto quell’esperienza di lettura mi fece comprendere che sarebbe stato assurdo abbandonare ingegneria per cercare di diventare scrittore, visto che di acqua sotto i ponti, per il sottoscritto, avrebbe dovuto passarne ancora parecchia, prima di poter arrivare a produrre qualcosa di buono, soprattutto se messo a confronto con il magistrale romanzo di Iain M. Banks

Pensa a Fleba non smontò del tutto le mie velleità di scrittore di fantascienza, tant’è che pochi anni dopo, nel 1990, arrivai a pubblicare il mio primo romanzo proprio nella stessa collana in cui era uscita pochi mesi prima la versione italiana di Consider Phlebas, intitolata La Mente di Schar (pensate, era il numero 204 della collana Cosmo Argento dell’Editrice Nord, mentre il mio ben più modesto Gli eretici di Zlatos comparve come numero 206), però di sicuro mi fece capire che per arrivare a certi livelli occorre lavorare molto e non lasciare spazio all’improvvisazione.

Quello che più mi colpì dell’opera di Banks, infatti, non fu tanto la trama del romanzo, che comunque, statene certi, non permette distrazioni al lettore, quanto il senso di straordinaria complessità dello scenario futuristico che aveva cominciato a costruire, gettando le basi per quel capolavoro assoluto di ingegneria cosmica che è la Cultura.

Adesso, con questo volume dei Draghi Urania, da parte mia si chiude un piccolo cerchio (nella speranza che come onde concentriche in uno stagno se ne allarghino molti altri…), perché come editor e curatore posso riproporre un romanzo che non ha perso un grammo di freschezza e originalità dopo più di trent’anni, e posso farlo abbinandolo al secondo e al terzo libro del ciclo della Cultura, per dare la possibilità ai lettori che ancora non lo conoscono di assaporare un boccone più ampio e prelibato di questo universo narrativo, con una sola raccomandazione: attenti perché la Cultura porta assuefazione. Nonostante la mole, quando avrete finito di leggere questo Drago ne vorrete ancora, come già è capitato al sottoscritto e ai tanti che hanno affrontato le meraviglie di questo ciclo.

Non disperate. Da parte nostra faremo di tutto per cercare di proporre anche gli altri volumi della Cultura, per ricostruire, in memoria di un autore che purtroppo non è più con noi, uno dei più sofisticati e grandiosi scenari della science fiction di sempre.


Un'anticipazione: il primo romanzo del ciclo, prossimamente in edicola il 25 maggio 2022:


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