The Last Duel: recensione del nuovo film storico di Ridley Scott su Disney+

Hanno fatto scandalo le parole del regista che, per giustificare il flop del suo ultimo lavoro, ha dato la colpa a smartphone e millennial...



Il film-maker americano è al centro delle polemiche per la trashata House of Gucci, che ha dipinto la dinastia fiorentina della moda alla stregua di una famiglia mafiosa italo-americana...



Torniamo al film in oggetto. Faccio una premessa: sono un appassionato di film storici e amo alla follia Adam Driver, oltre a essere un bono da paura è bravo in ogni cosa che fa e bisogna dar lui atto di aver voglia di sperimentare senza paura.




Detto ciò, il film del 2021 è basato su un romanzoL'ultimo duello. The last duel. Una storia di scandali, intrighi e un confronto all'ultimo sangue per la verità. Dal titolo si capisce perché il regista possa essere stato rapito dal racconto e dalla sua struttura, discorso, questo, che vedremo più avanti nella recensione.

 
SPOILER


Francia, fine '300. Assistiamo a un duello tra due amici, uno scontro che inizia come sana rivalità e sfocia in qualcosa di, evidentemente, drammatico.

Jean de Carrouges (Matt Damon) e Jacques Le Gris (Adam Driver) cercano di farsi avanti nella società medievale francese come meglio possono, col coraggio il primo, con la spavalderia il secondo. Il tutto ruota attorno al signore locale, il conte Pierre d'Alençon (Ben Affleck), e poi al re di Francia Carlo VI. Il film, immagino riprendendo la struttura del libro che non ho letto, si interroga sulla verità e lo fa strutturandosi in tre capitoli basati sulla verità, appunto, dei tre protagonisti: Jacques, Jean e la moglie Marguerite de Carrouges, forse LA vera protagonista.




Questa struttura porta la prima parte un po' fastidiosa: il racconto sembra, infatti, incompleto, pieno di buchi e un po' a singhiozzo. Capiremo poi il perché..

Abbiamo capito, però, che questo NON è un film epico fatto di grandi scenari e sanguinose battaglie: è una cronaca, un racconto psicologico incentrato sulle dinamiche tra i personaggi. QUESTO, forse, potrebbe spiegare perché il film non ha avuto successo, perché non è un kolossal propriamente detto, non è un racconto visivo, è più una docu-fiction di nicchia, quasi una cronaca nera ambientata nel medioevo, per appassionati del tema.

Vediamo, infatti, la comprensione dei personaggi che cresce capitolo dopo capitolo, capiamo che Jean-Matt Damon è si coraggioso, ma anche violento, irrazionale e irruento, che Jacques-Adam Driver è bello, ha molto fascino, ma forse si guadagna il favore di Pierre più per il suo opportunismo che per capacità; ma soprattutto vediamo una donna, fondamentalmente sola, che combatte per la sua verità contro tutti, marito, parenti e amiche.

Se la sua è la verità assoluta il film non ce lo dice apertamente, lascia interpretare a ciascuno di noi spettatori, ognuno con la sua personale visione delle cose.

Ma il duello qual è? Il duello vero e proprio c'è ed è drammatico, ma il vero duello è quello di Jean con sé stesso, con la sua impulsività quasi rabbiosa che lo porta a distruggere tutto quello che ha, è quello di Jacques non si capisce bene con cosa, forse con la sua spavalderia stupida che lo porta a desiderare troppo, fino allo stupro. 

Il duello è anche quello di Marguerite contro la società del tempo: la suocera cinica, il desiderio di volere un figlio per consolidare la sua posizione in una società maschile padronale, il desiderio, dico io, di vendetta vera e propria contro gli uomini che l'hanno abbandonata, il padre che l'ha "venduta", il marito che per primo l'ha stuprata facendoci sesso come se fosse un animale, senza amore, il belloccio forse desiderato, forse no, che alla fine l'ha stuprata per davvero probabilmente donandole quella gravidanza che non arrivava (e qui rimane il dubbio sul reale desiderio di lei, che è comunque stata stuprata, ma forse dall'unico uomo per il quale aveva avuto turbamenti).




Concludo dicendo che il film una visione la merita, è un bel racconto sulla molteplicità delle verità in un'epoca buia, più vicina di quanto ricordiamo. Merita la recitazione di Adam Driver, che cambia "faccia" in ognuno dei tre capitolo.

Nota di colore: il giovane e stupido re, Alex Lawther (Imitation Game), è forse l'attore migliore del film. 

Curiosità: la madre di Jean (Harriet Walter) è una Bene Gesserit!


DA VEDERE? SI!