Fusione Mediaset-ProSiebenSat: basterà per contrastare NETFLIX e i big USA?

L'ascesa del gigante USA dello streaming sta costringendo i gruppi tradizionali a cambiare pelle




Ma la vera sfida è la creazione di contenuti web e il ricco mercato della pubblicità online



Maggio 2019: Mediaset entra con una quota di poco inferiore al 10% nell'azionariato del gruppo televisivo tedesco ProSiebenSat, già alleato assieme alla francese TF1 nella fronda "anti-NETFLIX"


Mediaset e PSS hanno più o meno una dimensione simile e, unite, diventerebbero il quarto gruppo media europeo dietro al colosso tedesco Bertelsmann (tv, musica, libri, web) a Sky (ora del gruppo USA Comcast) e a Vivendi

Questa mossa avviene, forse, proprio in un'ottica di difesa dell'indipendenza più che di contrasto a Netflix & co: proprio Vivendi, infatti, è azionista "scomodo" di TIM e Mediaset, i nostri principali player nazionali del settore multimediale.

La notizia avviene pochi mesi dopo la mossa con la quale il gruppo media USA Disney ha rilevato le attività di Rubert Murdoch nei settori cinema e tv, dando vita a un colosso globale da ca. 80 miliardi di dollari di ricavi. La "parte" europea della preda, Sky, è però stata ceduta a Comcast, altro gigante USA, per motivi anti-monopolio.


Il mercato USA sta vivendo un vivace momento di consolidamento in tutti i settori: infatti, quella che è ancora oggi la principale economia globale è concentrata nella partita della conquista dei mercati globali con competitor agguerriti, Cina in primis. Per questo motivo, in tutti, i settori dell'economia vediamo la creazione di pochi giganti che si dividono il mercato, questo vale dal settore bancario fino a quello delle telecomunicazioni e, ora, a quello dei media. In questa immagine vediamo chi si spartiva il mercato dei media in America nel 1983 e nel 2011:


I "Big 6" prima del matrimonio Dinsey-21st Century Fox:


I "padroni" del mercato della pubblicità online nel 2017:



La partita dell'Italia: due conglomerati dei media in crisi d'intentità

Nel nostro Paese vediamo che i principali attori del settore media hanno subito numerosi cambiamenti negli ultimi anni. TIM-Telecom Italia ha ormai perso la partita delle telecomunicazioni europee a favore di giganti ormai irraggiungibili quali Deutsche Telekom, Vodafone e Telefonica (Spagna). Un progetto interessante poteva essere quello della trasformazione in conglomerata dei media a tutti gli effetti con una fusione con Vivendi, o addirittura con una fusione a tre TIM-Vivendi-Mediaset, operazione che sembra avversata dalla politica italiana.

TIM sta anche soffrendo la fusione nel settore delle comunicazioni mobili tra WIND e 3: è vero che questo ha ridotto i player nel settore a tre, ma ora il no.1 è proprio WIND-3:


I principali gruppi di telecomunicazioni in Europa nel 2017. Come si vede il mercato è ancora molto frammentato:


I ricavi dei principali gruppi telefonici europei nel 2016 (in Euro):


I giganti dei media

Già nella seconda decade degli anni 2000 Google si era imposta come principale incubatore di contenuti media. Ora sembra che gli Stati Uniti siano in procinto di aprire procedure anti-monopoliste contro i giganti del web. La situazione nel 2011:


I grandi consolidatori del processo di integrazione dei settori media-web-telefonia:


I principali gruppi media USA in base alle interazioni sui social nel 2018:



Una presenza "ingombrante"

In Italia il vero "dominus" del settore media sembra essere paradossalmente Bolloré, proprietario di Vivendi. Il miliardario francese ha rilevanti quote sia in TIM che in Mediaset, oltre che in Mediobanca e Generali, come si evince da questo schema:


Vivendi è un gigante dei media a tutto campo: i tra i suoi settori ci sono anche la musica (Universal) e i videogame (Activision-Blizzard)


Negli anni '90 Silvio Berlusconi, chiamato anche "Sua Emittenza", aveva già tentato un'espansione pan-europea. La sopravvivenza delle sue aziende dipende anche da una leadership continentale per competere coi giganti USA:



La "Guerra dei Contenuti"


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