The Crown 4: recensione senza spoiler della serie Netflix sui reali inglesi

Messa in onda integralmente (10 episodi) da Netflix il 15 novembre, la quarta stagione racconta la vita della famiglia Windsor dal 1979 al 1990


Praticamente la durata del governo Thatcher, epoca di profondo cambiamento sociale del Regno Unito



La serie si è anche concentrata sui primi anni del matrimonio tra il primogenito della regina Elisabetta II, l'erede al trono Carlo, e Diana Spencer, colei che sarà protagonista volente o nolente dell'esplosione mediatica, forse il primo personaggio globale della storia, del fenomeno "Lady D".

Dicono che questa quarta stagione abbia fatto molto arrabbiare i reali britannici, ma a mio avviso non ne escono malaccio, anzi...



Tutto quello che si è sempre saputo, l'essere distaccati e fuori dal mondo, freddi e insensibili, vigliacchi e opportunisti, l'abbiamo sempre saputo: quello che non sapevamo, in realtà, è che deboli e "umani" lo siamo tutti, compresi quelli che pensavamo essere le "vittime", come Diana (ritratta molto ambiguamente), ma anche i "carnefici", dalla Thatcher che sbarella quando il figlio è disperso in africa, ai componenti della Royal Family che mettono davanti la propria vanità alle esigenze del Paese...

L'unica che ne esce bene, a detta di tutti, è lei, sempre lei: The Queen!

Olivia Colman e Gillian Anderson nei panni, 
rispettivamente, di Elisabetta II e Margaret Thatcher

Imelda Staunton sarà la regina nelle stagioni finali della serie

La vera Iron Lady, Margaret Thatcher, lascia Downing Street
in lacrime dopo le dimissioni da primo ministro 


La regina si conferma il perno della famiglia e del suo popolo, punto fermo tenace, mai (troppo) di parte, consigliere-confidente di fronte alle debolezze di tutti quelli ai quali concede udienza, sia che si tratti della Lady di Ferro, il primo ministro della transizione terziaria, fino alla vittima del suo governo, il disadattato-disoccupato che sembra diventare il portavoce del malessere di chi, nella società, a solo pagato queste riforme senza vederne gli effetti.


Il discorso di commiato di Margaret Thatcher


Del resto, la Thatcher era la Thatcher, Carlo si conferma Carlo, la regina la regina, etc...

Non possiamo lamentarci di ciò che è successo realmente nella storia, no? Semmai possiamo fare una riflessione: oggi, nel 2020, il Regno Unito è ancora un regno perché alla sua guida c'è ancora lei, la regina Elisabetta, 94 anni, di cui 73 di matrimonio festeggiati ieri e 68 sul trono di San Giorgio, record assoluto per un monarca moderno. 

Il Regno Unito è però uscito dall'Unione Europea con la Brexit, il referendum indetto nel 2017 dal primo ministro David Cameron nella (falsa) convinzione di ottenere un plebiscito a suo favore sulla pelle di un interno Paese. Sappiamo come è andata, ma ora molti si saranno ricordati quel premonitore No, no, no! che proprio la Thatcher oppose a quell'idea di Europa unita che tanto sembrava estranea a lei e alle esigenze di un Regno Unito conservatore opposto al socialismo della CEE.


Veri e falsi: sopra, la regina madre, sotto, il principe Carlo



Tre donne, quindi.

Tre donne diverse che, loro malgrado, hanno attirato l'attenzione degli ultimi decenni del secolo scorso, perlomeno dalle parti del Commonwealth, ma non solo.

Se Iron Lady non ne esce benissimo, all'opposto della magnifica interpretazione di quella Gillian Anderson che dalla Dana Scully di X-Files sta crescendo enormemente, anche la semplice e pura Diana Spencer tanto semplice e pura, poi, non lo era... Se con Margaret Thatcher avevamo il precedente del film (Iron Lady del 2011, dove il primo ministro era interpretato altrettanto bene dall'attrice americana Meryl Streep) e ho trovato tanti, ma tanti richiami al limite del plagio o citazione, che dir si voglia, nel caso di Lady D abbiamo visto fiction e documentari, molti basati sui libri nel frattempo usciti, che spesso si contraddicevano. 

Ora abbiamo, a mio avviso, una sintesi: Diana è sicuramente stata una vittima di tante cose, come ben sa chi ha avuto problemi con la bulimia, ma è anche stata fuor di dubbio una privilegiata. Lo ricorda proprio Elisabetta nell'ultima puntata nell'unica, forse, sfuriata di tutta la serie, quando ricorda al lamentoso Carlo di stare al suo posto, quel posto che lo porterà, prima o poi, a essere re un giorno.

Umana anche la quarta donna della stagione, la principessa Margaret, sorella all'ombra della regina solo in tarda età, personaggio anch'esso problematico e in cerca di un ruolo, più nella vita che all'interno della famiglia reale, più mina vagante lei dei pupilli reali che, grazie alla sua "pazzia" scopre che di pazzi in famiglia ce n'erano davvero, a mio parere l'episodio più controverso della stagione, quasi un parallelo tra pazzie reali e Reali...

Concludo con una lode agli attori, pazzeschi a cominciare da Olivia Colman, che ho accolto con sospetto quando ho saputo che avrebbe interpretato la regina e si è, invece, rivelata al limite della fotocopia, passando per una Gillian Anderson nei panni del primi ministro donna del Regno Unito, una recitazione che partiva dagli occhi, finendo col bravissimo (e bellissimo, forse troppo) Josh O'Connor nei panni dell'erede al trono. Ho trovato, invece, troppo caricaturali la regina madre (Marion Bailey) e la principessa Margaret (Helena Bonham Carter, che sembra interpretare più se stessa), ma voglio pensare che la produzione abbia voluto mettere un po' di colore in mezzo a tanta Realtà...


Voto: 10 E LODE

La miglior stagione della serie matura in corrispondenza di temi più vicini ai nostri tempi