L'introduzione: Cittadino della Galassia di Robert A. Heinlein

PRESENTAZIONE di Riccardo Valla (1970)


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Da trent’anni Robert A. Heinlein occupa una posizione di primo piano nella fantascienza. In questi anni è stato l’autore più premiato, quello più letto, e quello più ferocemente attaccato per gli spunti polemici contenuti nelle sue opere...



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Il romanzo Fanteria dello spazio è stato accusato di militarismo, Storia di Farnham di razzismo, Straniero in terra straniera di pornografia e di offese alla religione (offese che, per la cronaca, sono state sapientemente eliminate dalla traduzione italiana). E tuttavia Heinlein è una delle personalità che con la loro impronta hanno maggiormente contribuito a dare alla fantascienza il suo aspetto attuale, tanto che a guardare il complesso della sua produzione sembra che gli altri scrittori, eccettuati due o tre fenomeni come Asimov e Van Vogt che fanno classe a sé, non abbiano fatto altro che riempire i vuoti lasciati ogni volta tra la pubblicazione di un romanzo di Heinlein e quella del successivo. Infatti Heinlein ha o inventato o esplorato in maniera magistrale tutti i grandi temi della fantascienza, quelli da cui gli altri scrittori continuano ad attingere: sua è l’idea delle astronavi-mondo che viaggiano per generazioni e generazioni come in Universo, le storie di future dittature e rivolte si ispirano più o meno velatamente ai suoi Rivolta nel 2100 e Sesta colonna, sono state descritte da lui la società eugenetica di Oltre l’orizzonte, i parassiti mentali del Terrore dalla sesta luna, i paradossi temporali di By His Bootstraps e All You Zombies, il ritorno della schiavitù sui pianeti extraterrestri del presente Cittadino della Galassia

Robert Anson Heinlein è nato nel 1907 nel Missouri ed è arrivato alla fantascienza relativamente tardi, quasi per caso, nel 1939, dopo essersi ritirato per causa di malattia dalla carriera di ufficiale di marina. Nell’arco dei tre decenni successivi, l’opera di Heinlein è passata attraverso tre fasi. La prima è durata fino a verso il 1950, ed è quella della «storia futura»: Heinlein si propone di mostrare il volto dei prossimi cinque secoli in una ventina di racconti e romanzi costruiti in modo da inserirsi in uno schema comune. Appartengono a questa prima fase storie come Rotostrada, L’uomo che vendette la Luna, Rivolta nel 2100, Universo e quei Figli di Matusalemme che in un certo senso costituisce la ricapitolazione e la conclusione della istoria futura».

La seconda fase, durata anch’essa una decina d’anni a partire dal 1950, è quella in cui Heinlein, considerando che l’«era dello spazio» è ormai alle porte, cerca di preparare ad essa le nuove generazioni con una serie di romanzi che, presentando come protagonisti dei ragazzi, possano essere accolti anche dal pubblico degli adolescenti. Successiva a questa, la terza fase di Heinlein ne è lo sviluppo: iniziata nel 1960, continua ancora oggi. Gli adolescenti degli anni cinquanta sono diventati adulti, sono entrati nell’«era dello spazio» ed Heinlein, che ormai ha preso gusto alla sua posizione di maestro, continua a regalare norme di vita. Le sue opere hanno ora un’aspirazione leggermente diversa: mostrare come anche con il mutare delle prospettive, con la conquista dello spazio e l’esplorazione dei pianeti tutto resti ancora come prima e siano soprattutto valide le vecchie norme, le qualità tradizionali americane: autosufficienza, schiettezza, pragmatismo, vita semplice, sodo lavoro, sana competizione, rispetto e fiducia nell’autorità, difesa della libertà, soprattutto della libertà di pensarla come lui.

Nelle storie di questo periodo, ad esempio La luna è una severa maestra, Storia di Farnham, il «buono» trionfa e la realtà non è mai troppo complessa. I contrasti sono chiari, nettamente marcati, e ogni volta assistiamo alla vittoria del suo eroe, l’americano della classe media provinciale, in ogni coordinata dello spaziotempo, anche sbalestrato in un universo parallelo, magico e barbarico come quello del Cammino della gloria.

E questo suo essere profondamente americano costituisce insieme la sua grandezza e il suo limite, e gli impedisce di essere un grande scrittore in assoluto come Bradbury o Poe: Heinlein è incapace di comprendere l’angoscia, il dubbio, la disperazione intellettuale, la presa di coscienza drammatica e improvvisa, le sottili interazioni, l’irrazionalità. Un Gauguin heinleiniano non andrebbe mai a Tahiti: resterebbe nel suo ufficio, diventerebbe pian piano direttore, amministratore delegato, presidente, e dipingerebbe poi, più tardi, all’età della pensione. Ma anche se l’ideologia di Heinlein, cosi semplicistica, può crollare alla prima difficoltà men che netta, la sua semplicità è la sua grandezza: una semplicità sorretta da un talento prodigioso, coltivato prodigiosamente. Nelle sue opere nulla è lasciato al caso, al meccanismo psichico, all’irrazionale; ogni storia è realistica, compatta, senza nulla di superfluo, e i dettagli che egli lascia cadere quasi accidentalmente sono perfetti, misurati, affascinanti, come se egli narrasse fatti cui ha assistito, avvenimenti della propria epoca, tanto accurata è nella sua mente la ricostruzione del futuro.

Leggere un romanzo di Heinlein è come avere davanti agli occhi il futuro già consumato, e uno dei più perfetti esempi dell’Heinlein narratore, quello non ancora pesantemente didascalico, ancora descrittivo e rivolto a dare al lettore una bella storia ben raccontata, è questo Cittadino della Galassia. Dalle avventure di Thorby, schiavo, mendicante, agente segreto, libero mercante, e infine grande finanziere emerge il quadro completo di una grande civiltà galattica, con le sue luci e le sue oscurità, i suoi eroismi e le sue viltà, completa e convincente senza bisogno di sottolineature.