L'introduzione: I costruttori di Ringworld

LARRY NIVEN E IL MONDO DI RINGWORLD

di Gianni Pilo


larry+niven


Sono ormai trascorsi più di dieci armi da quando venne pubblicato quello stupendo romanzo di Niven che gli valse il Premio Hugo e Nebula: Ringworld. Al suo apparire, il libro in questione riscosse un notevole successo di pubblico e di critica, soprattutto per la novità costituita dalla trama e dai protagonisti della vicenda: ma di questo parleremo più in là.



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In tutti questi anni, molti hanno discusso sulle tesi, dichiarate e nascoste, esposte da Niven, ed ancora sulla matematica, l'ecologia e le implicazioni filosofiche che derivavano da un'attenta lettura del romanzo. Alcuni hanno considerato — e di conseguenza determinato — la necessità di un sistema di tubazioni e di traboccamenti per il Mondo dell'Anello, altri sono addirittura arrivati a stimare la forza tensile dello scrith.

Ma non si sono fermati a questo. Vi sono stati tra gli appassionati, dei dibattiti sul fatto che i creatori di Ringworld avrebbero potuto fabbricare molti pianeti più piccoli invece di uno solo di tale male, mentre altri ancora hanno disquisito sulla necessità di dotare il sistema di reattori d'assetto che potessero compensare l'instabilità derivante dalla particolare conformazione dell'Anello.

Insomma, l'eco del romanzo scritto da Niven è andato man mano ampliandosi in tutti questi anni fino a che l'autore, pressato dalle richieste dei lettori, si è deciso a riprendere là dove aveva interrotto le avventure di Nessus e dei suoi compagni. Ma, a questo punto, mi sembra necessario riepilogare brevemente gli antefatti che sorto a monte delle vicende trattate in questo libro.

Secoli fa, i componenti di una razza aliena, noti come i Burattinai di Pierson, scoprirono che la nostra galassia era diventata una galassia di Seyfert. Questo voleva dire che il nucleo della galassia stessa sarebbe esploso, determinando un'onda radioattiva che avrebbe reso inabitabile tutto il settore per una durata approssimativa di ventimila anni.

I Burattinai, nell'intento di sfuggire alla catastrofe, abbandonarono l'impero commerciale che si erano creati e, sfruttando le loro enormi conoscenze scientifiche, emigrarono verso le Nubi di Magellano portando seco... il loro intero sistema planetario. E per circa duecento anni dalla loro partenza, non diedero più alcuna notizia di sé.

Poi, d'improvviso, un Burattinaio affetto da mania depressiva di nome Nessus, reclutò uno strano ed eterogeneo gruppo formato da un avventuriero umano, Louis Wu; da una donna, Teela Brown la quale, discendente da una linea stellare di Vincitori delle Lotterie per il Diritto alle Nascite, presentava la curiosa caratteristica di avere sempre la fortuna al suo fianco; ed infine da Interprete degli Animali, un diplomatico della bellicosa razza felina degli Kzinti, perennemente in guerra con gli Umani.

Lo scopo dichiarato da Nessus era quello di esplorare una strana creazione artificiale scoperta dai suoi congeneri: si trattava di un anello largo un milione di miglia e con un diametro di 190 milioni di miglia, nel cui centro splendeva una enorme stella di classe G2. Il premio per gli esploratori sarebbe stato costituito da un motore spaziale immensamente più veloce di tutti quelli in uso nei mondi dello Spazio Conosciuto, mentre il Burattinaio — qualora fosse riuscito a sopravvivere all'impresa — avrebbe acquisito il diritto di... riprodursi.

Il Mondo dell'Anello era risultato artificiale, con un'area 3.000.000 di volte più grande di quella terrestre, e la sua rotazione era in funzione diretta della creazione della gravità di superficie, superficie che aveva subito un processo di terraforming. Tuttavia le esplorazioni di Nessus e dei suoi compagni subirono un arresto quando l'astronave sulla quale si trovavano precipitò ai piedi di una montagna chiamata dagli indigeni «Pugno di Dio».

I componenti l'equipaggio, nel cercare un modo per poter ripartire da quello strano pianeta, esplorarono una zona relativamente vasta di quell'immenso mondo, incontrando diverse razze di ceppo abbastanza umanoide. Tuttavia, la razza che aveva governato Ringworld si era estinta in uno con la civiltà cui aveva dato origine.

Dopo molte peripezie, Louis Wu e lo Kzin avevano scoperto una superstite di quell'antico popolo. Halrloprillalar Hotrufan — questo era il nome della sopravvissuta — era tornata con la sua astronave da un viaggio effettuato su una stella vicina, ed al suo ritorno aveva trovato la propria civiltà praticamente scomparsa. Infatti, una muffa particolare aveva distrutto il superconduttore che stava alla base della loro tecnologia, e questo aveva causato la caduta della Città del Cielo, dove appunto risiedevano gli altri membri della sua razza.

I quali erano praticamente morti tutti nella caduta dal cielo degli edifici nei quali vivevano, determinando in tal modo la distruzione di tutto ciò che avevano creato. Da quando era tornata, Halrloprillalar era vissuta nella sua prigione volante per circa mille anni, anche in funzione di una Droga della Longevità che, unita alle offerte di cibo donatole dagli indigeni che la reputavano una Dea, le aveva permesso di sopravvivere sino al momento in cui era stata scoperta dai nostri esploratori galattici.

Ed era stato proprio grazie al suo aiuto che Nessus e gli altri membri del suo equipaggio erano riusciti ad abbandonare il Mondo dell'Anello, dove però - unica — Teela Brown aveva deciso di rimanere.

Per sommi capi questo è quanto era accaduto nel precedente libro di Niven. Ora sono trascorsi ventitré anni... ed è a questo punto che potrei dissertare più o meno intelligentemente circa i pregi e le caratteristiche della narrativa di Niven relativamente al suo Ciclo dello Spazio Conosciuto — del quale questo volume fa parte —, ma penso che preferiate voltare pagina per vedere che cosa è accaduto di nuovo agli esploratori di Ringworld.

E, se permettete, anch'io mi unisco a voi nella lettura.