Guerra tra Galassie: John C. Wright secondo John Scalzi

Ovvero: la nuova Hard Space Opera di John C. Wright

john+harris

Il celebre autore del ciclo best seller anche in Italia scrive una serie di articoli intitolati The Big Idea attraverso i quali gli autori spiegano come nasce l'idea dietro a una trama di successo. Questo articolo celebrativo del non meno famoso collega dell'Età dell'Oro parla del suo nuovo progetto: Count to a trillion!

Un titolo in italiano potrebbe suonare come: Scrittori di fantascienza in crisi (di nervi). Oppure, ancora, La Generazione delusa. L'articolo originale è in inglese e noi ci siam permessi di tradurlo!



La Grande Idea: John C. Wright
di John Scalzi

john+c+wright


Una delle cose belle della fantascienza come genere è che ha la capacità - qualcuno potrebbe anche suggerire la responsabilità - di pensare in grande, grande quanto la galassia. 

Con il suo ultimo romanzo Count to a trillion, John C. Wright ha capito questa potenzialità e la fa correre, postulando una civiltà che arriva non solo fino alle stelle, ma in un modo molto reale coinvolge le stelle stesse. È questo un esempio di arroganza autoriale nel costruire mondi? Nella sua Grande Idea, Wright suggerisce che in realtà è l'emozione opposta che lo ha spinsto a dipingere come su tale tela narrativa.



Ogni romanzo ha una presunzione, ma non ogni scrittore è necessariamente presuntuoso. Il germe della presunzione per Count to a trillion è in realtà un esercizio di umiltà. Avevo scritto una precedente trilogia di romanzi chiamata The Golden Age, ambientata in un lontano futuro, che ha ricevuto una generosa accoglienza di critica e pubblico, tra questi anche l'attenzione del movimento transumanista, che ha preso le idee in maniera più ottimistica di quanto volessi. Questi tizi mentono con promesse fittizie di aumento del cervello, il download della coscienza e sulla postumanità, capacità proprie di un prossimo futuro, forse della nostra stessa generazione.

Io non voglio togliere il sogno a nessuno. Dopo tutto, i fratelli Wright non hanno relizzato il Clipper delle nuvole di Jules Verne? Ma forse volevo togliere loro un po' di ottimismo.

Meno famoso dei fratelli Wright, il tenente Thomas Selfridge, il primo uomo nella storia a morire in un incidente aereo, ma non certo l'ultimo. La conquista dei cieli ha reso l'aria piena di cimiteri di piloti. Grandi futuri pretendono prezzi molto alti. Se non abbiamo conquistato lo spazio è forse perché non siamo disposti a riempire i nostri cimiteri con il numero di astronauti che tale sogno ambizioso richiede.

Siamo la prima generazione cresciuta con la narrativa sul futuro, rimasti delusi quando questo futuro è arrivato.

Siamo la prima generazione cresciuta con la narrativa sul futuro, rimasti delusi quando questo futuro è arrivato. L'anno 2001 è arrivato e se n'è andato e tutti si chiedono: perché le auto volanti sono realizzabili, ma restano un sogno ad occhi aperti?

Dov'è la nave spaziale Discovery e il computer cosciente HAL 9000? Perché abbiamo solo otto pianeti nel nostro Sistema Solare, quando i nostri genitori ne avevano nove? Perché non siamo ancora stati contattati da alieni altamente avanzati?

La risposta è che la tua macchina volante è stata rubata dal figlio adolescente nudo e ubriaco che ha speronato l'ascella della Statua della Libertà. L'assassino HAL 9000 è ai lavori forzati a Guantanamo. Abbiamo otto pianeti a causa del debito pubblico, e Plutone è stato pignorato dall'Agenzia delle Entrate. I nostri padroni alieni son già venuti tempo fa e han trattato con delfini, balene e calamari giganti, ma sono così esasperati per la perdita di Plutone che si rifiutano di parlare con noi. Nel frattempo, noi soffriamo del complesso di Plutone.

Ok, questa non è la vera risposta. Tuttavia, qui nel XXI secolo, la bomba atomica come fantasticava di H.G. Wells è una triste realtà, ma il motore atomico dello Skylark, come descritto da E.E. Doc Smith, rimane un sogno a occhi aperti che sembra affievolirsi.

Con questo in mente, mi sono posto il compito di cercare di scrivere un racconto che raggiunga le glorie di un futuro da Space Opera, ma si soffermi anche sui pericoli, i rischi, le delusioni e, soprattutto, il tempo necessario per arrivarci. Quindi, immaginatela il contrario della mia prima trilogia. Volevo scrivere una versione umile o, se preferite, una realistica o pessimistica di Skylark of Space. (Non nascondo l'omaggio: il mio cattivo prende il nome dal magnifico Blackie Duquesne). Il compito era quello di scrivere una Hard Space Opera. Con l'aggiunta della difficoltà che i due generi sono opposti l'uno all'altro.

La Space Opera racconta di eroi e criminali, i più grandi personaggi della vita, guerre cosmiche e lotte, alieni misteriosi, principesse dello spazio, parla di meraviglia e stupore. Mentre la fantascienza hard è più difficile da scrivere, evita di parlare di velocità superiore a quella della luce, di lettura del pensiero, teletrasporto, o qualsiasi altra cosa essa trovi difficile da digerire.

Quella che pensavo sarebbe stata la parte più difficile è stata la più facile: ho voluto creare un senso di meraviglia alla Space Opera con reali meraviglie astronomiche. Volevo scrivere una scena di battaglia che coinvolgesse la collisione tra la Via Lattea e Andromeda (non invento nulla, ma non accadrà durante la nostra vita e nemmeno durante la vita del Sole, la nostra stella!), di spiegare il vero e sinistro scopo del Grande Attrattore verso cui tutte le galassie locali del nostro gruppo sono attratte (anche questo non l'ho inventato, c'è qualcosa di simile nel Gruppo della Vergine) e di spiegare la stella nana V886 Centauri, il cui nucleo è un diamante di materia degenere da 10 miliardi di trilioni di trilioni di omissione (vero anche questo: come Dan Brown, vorrei affermare che ogni descrizione di opere d'arte, architettura, documenti, oggetti astronomici, segreti ermetici e complotti cattolici nel romanzo sono accurate, eccetto per i Cavalieri di Malta che sono inventati o, almeno, non indossano armature...)

Un'altra domanda da generazione delusa potrebbe essere: dove sono i nostri signori alieni? Perché non sono atterrati e guidandoci alla fine dell'infanzia della storia umana come previsto da Arthur C. Clarke e, ancora, non ci hanno fatto superare la Singolarità come previsto da Vernor Vinge? Se la vita nello spazio è onnipresente come anche le stime più prudenti stimano possa essere, dove sono tutti?

Se la vita nello spazio è onnipresente come anche le stime più prudenti stimano possa essere, dove sono tutti?

Volevo che la risposta fosse il più ragionevole possibile, come una risposta da fantascienza hard ma, allo stesso tempo, scandalosa come una risposta da Space Opera.

Così la mia prima Grande Idea è stata che gli alieni stanno mantenendo il silenzio radio a causa della guerra. La Guerra tra galassie a velocità subluce richiede molto tempo per essere resa pubblica e gli scacchieri cosmici si muovono lentamente e in uno spazio enorme.

Una guerra post-Singolarità tra i sistemi stellari dove ogni atomo di materia viene utilizzato per accumulare intelligenza e per dirigere l'uso di energia impone una parsimonia rigorosa. Troppo frugali per diffondere onde radio in espansioni globulari, i signori della guerra cosmica istruiscono i propri telescopi o erigono monumenti in vari punti del Braccio di Orione in modo che una qualsiasi razza un minimo curiosa in grado di viaggiare nello spazio voglia visitarle. E se non siamo abbastanza curiosi (la curiosità non è segno di intelligenza?) o abbastanza avventurosi per lanciare una spedizione interstellare, bene, allora non abbiamo superato il test d'intelligenza cosmico.

La seconda Grande Idea è che non stanno cercando di nascondersi a noi, ma non è mai venuto in mente loro che i nostri astronomi avrebbero potuto interpretare le stelle giganti rosse e le supernovae come fenomeni naturali o che avrebbero potuto inventare un'assurda teoria per spiegare la crescita naturale e lo sviluppo delle novae, senza capire che l'ecologia stellare, in particolare la produzione degli elementi più pesanti del ferro, è interamente artificiale. Gli oggetti che riteniamo giganti rosse sono stelle molto luminose, semplicemente viste attraverso i gusci delle loro sfere Dyson che emettono solamente calore di scarto. Ho inventato per questo libro un corollario del detto di Clarke. In Count to a trillion, ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla natura. Tutte ciò che i nostri astronomi pensano essere nebulose non sono altro che detriti di guerra, o vivai per la creazione di stelle. Non avrai mica pensato che il buco nero al centro della galassia fosse naturale, vero?

In Count to a trillion, ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla natura.

La terza Grande Idea mi è venuta quando mi sono chiesto che cosa gli ultra-postumani fanno con i postumani, una volta che oltrepassano la loro soglia intellettuale, e i meta-ultrapostumani? E i trans metaultrapostumani? Dovrebbe esistere un mezzo per comunicare che superi i confini della moltitudine di livelli di intelligenza se, per esempio, un pianeta ricoperto di diamanti nanotech con consapevolezza di sé sente una Sfera di Dyson composta da materia consapevole mentre parla con una galassia che ha raggiunto una coscienza unificata. Dovranno avere un codice, delle note, un metodo di comunicazione per gli esseri alieni con i quali non hanno nulla in comune, e dovrebbe essere un metodo di comunicazione semplice, che anche una mente postumana possa tradurre.

I primi racconti di contatto spesso ipotizzano che l'unico linguaggio possibile con gli alieni sia la scienza. Noi tutti abitiamo un unico universo, dopo tutto. Ma se è così, il messaggio del Primo Contatto dovrebbe avere nella sua intestazione le informazioni e i segreti di una scienza molto più avanzata della goffa conoscenza di una razza inconsapevole della collaborazione galattica.

E la Grande Idea finale per questo libro era quella di esplorare cosa è successo quando la razza umana, proprio sulla cuspide del cambiamento evolutivo tra umano e postumano, si sia imbattuta nel messaggio per i quali ci eravamo preparati da tempo.

Count to a Trillion non è ambientato negli spazi cosmici e nemmeno attraverso gli infiniti eoni che questa teoria dovrebbe coprire. Tratta solo dell'Idea finale di come noi terrestri, nel nostro crudele e non evoluto stato, trattiamo i segreti della vita e della morte e della mente e della materia quando questi stessi temi sono oltre il nostro campo di applicazione. La scala, quindi, è limitata alla Terra e il tempo scorre solo qualche secolo.

Per la altre questioni dell'evoluzione o devoluzione umana, dei duelli tra psiscostorici in conflitto con visioni alternative del futuro, e sulle conseguenze del primo contatto, dovremo attendere le future pubblicazioni.